Intervista di Emanuele Marcuccio a Giovanni Di Liberto

Giovanni Di Liberto
Su invito di Gioia Lomasti, per il sito di Vetrina delle Emozioni, ho deciso di intervistare gli autori delle sillogi di poesia, pubblicate a mia cura e non solo, l’ultima volta ho intervistato Claudio Bossi, massimo esperto italiano sulla tragedia del Titanic e autore del libro omonimo. Continuiamo con il giovane scrittore Giovanni Di Liberto, che il 5 maggio 2015 ha esordito con Desiderio di un Sogno, un racconto per ragazzi edito con Photocity Edizioni e sotto la mia cura editoriale, in collaborazione con Vetrina delle Emozioni.
Come nasce il Di Liberto scrittore? Da quanto tempo scrive, come è nato in lei il desiderio di scrivere?
Dare una definizione di se stessi è sempre un po’ difficile. Il Di Liberto scrittore nasce purtroppo da poco, anche se la scrittura ha da sempre vissuto nelle mie vene, sin da bambino; adoravo ascoltare le persone e le loro storie, anche di estranei, mi capita spesso, anche adesso, persino al lavoro, ascoltare pensieri di alcune persone. Ho iniziato a scrivere seriamente “tardi” perché lavoro tutti i giorni nell’attività di famiglia, un lavoro molto impegnativo, pieno di responsabilità e non ho avuto il tempo necessario per far sì che il Di Liberto scrittore nascesse prima.
Cosa significa per lei scrivere, cosa non deve mai mancare in un racconto per ragazzi, che è il genere da lei prediletto?
Scrivere per me è come dar vita a qualcosa che ho dentro e che disperatamente tenta di uscire e, con tanto amore, tramite la scrittura, con la mia fantasia, riesco a dar vita, come ad esempio “Desiderio di un Sogno”. Infatti, adesso, se per molto tempo non riesco a scrivere, sento una mancanza “quasi come dolore!” In un racconto per ragazzi, che sia un fantasy o dell’altro, non deve mai mancare la Magia o specialmente la Fantasia, o qualcosa che in qualche modo invogli il giovane lettore a leggere, e così incuriosito, continui imperterrito la sua lettura.
Dal punto di vista strettamente formale com’è il suo modo di scrivere? Come organizza il suo scrivere, ci sono delle fasi?
Il mio modo di scrivere non è sempre schematico, la maggior parte delle volte lo è, sono abbastanza ordinato; quando nasce una storia, quando do vita a dei luoghi o a dei personaggi, o alla trama, la prima cosa che viene in mente la scrivo, senza esitare, per evitare di dimenticarla, poi, in secondo tempo, ci penso su e comincio a ordinare il tutto in maniera cronologica e sensata, con una storia: introduzione, svolgimento, fine ed una morale.
Quanto tempo impiega per scrivere un racconto?
Non sempre so stabilire un inizio ed una fine per un racconto, tutto nasce da un’ispirazione, posso impiegare sei mesi, otto mesi, un anno, tutto dipende dalla storia che scrivo.
Chi sono i lettori dei suoi racconti?
I lettori dei miei racconti non so definirli adesso, col tempo si vedrà; spero tanto siano bambini e adolescenti. Spero possano leggere le mie storie, visto che mi dedico al momento più al genere per ragazzi, al fantasy, voglio dare un motivo per far leggere, vorrei far sognare i giovani lettori, e di conseguenza non far perdere questa voglia ai giovani ragazzi.
Preferisce scrivere a penna o al PC?
Io non ho delle preferenze, si tratta più di possibilità, da dove mi trovi, se sono al lavoro, non posso di certo mollare il lavoro per correre a casa e andare a scrivere al computer, ho un quaderno sempre con me e quando ho un’idea, un’ispirazione, scrivo due righe per ricordare quell’idea e quindi mi do modo di poter continuare a scrivere anche la sera, e da quell’idea faccio nascere qualcosa di bello.
Quali esperienze sono state per lei più significative per la sua attività di scrittore?
L’esperienza più significativa per me, dalla quale appunto, nacque anche il desiderio della scrittura, è un luogo da me tanto amato, a pochi chilometri da Foggia, l’Incantevole paesino di San Giovanni Rotondo, paese di San Padre Pio. Andai con i miei genitori per la prima volta quando io avevo quattro anni e, tuttora, una volta l’anno ci andiamo, per una forte devozione. Tutto da lì è nato, perché per me quello è veramente un luogo Sacro e “magico”.
Come nasce in lei l’ispirazione?
L’ispirazione nasce da qualsiasi cosa, è più forte l’ispirazione quando comincio a scrivere nel piccolo studio di casa mia, circondato dal mio caos ordinatissimo. Per fortuna riesco a concentrarmi abbastanza facilmente, il vero problema è che quando comincio a scrivere mi estraneo completamente; potrebbe andare a fuoco la casa ed io probabilmente non me ne accorgerei, continuerei a scrivere perdendomi nel mio mondo fantastico, immergendomi completamente. Ogni cosa mi ispira, anche una zanzara che mi vola accanto o il fruscio del vento, lo scroscio della pioggia sulla finestra, il rumore di un tuono, le voci meravigliose dei bambini e tante altre cose. Quello di cui ho bisogno, però, è un bel silenzio, ma è praticamente impossibile.
Ci parli di Desiderio di un Sogno. Perché ha scelto questo titolo per il suo racconto?
Ho iniziato a scrivere Desiderio di un Sogno in segreto, e mentre avevo quasi completato solo il primo capitolo, è successa una cosa un po’ strana. Una notte mi trovai in un sogno e camminando a piedi, vidi una lunga ferrovia, dove, al di là vedevo delle cose belle: un arcobaleno, le stelle anche di giorno, una montagna con una grotta e da lì una cascata meravigliosa usciva, ma l’acqua che scendeva non bagnava l’albero sottostante, un’immensa Quercia. Continuando a camminare vidi anche degli esserini piccolini, verdognoli, con delle antenne sulla testa, sembravano degli gnomini, ma molto diversi, anche i vestiti erano strani. Erano piccoli e dolci, e con le mani mi salutavano, avevano solo tre dita per ogni manina e mi facevano segno di andare con loro oltrepassando la ferrovia, perché io ero in un posto un po’ brutto, scuro, cupo, e trasmetteva molta “ansia”, e non nascondo, anche un po’ di paura. Da qui è nata la famosa Ferrovia, che divide e separa i due mondi, la parte degli incubi e la parte di un bel sogno, la Gioia, la Felicità; non dimentichiamo, anche i piccoli Duggioli, sono frutto del mio sogno. Ma la mia ispirazione più grande è nata da una graziosa melodia, tutto si disegnò nella mia mente, tutto fu limpido, chiudevo gli occhi e vedevo quel mondo che scrivevo, e più scrivevo, più mi venivano idee più chiare, e mi sentivo felice, perché stavo facendo nascere il piccolo Kevin. Il nome Kevin nacque dal suo viso, ed il suo viso nacque dalla melodia, dolce, gioioso, viso d’angelo, occhi azzurri e capelli biondo color d’oro. Da qui il titolo: Desiderio di un Sogno.
Perché ha scelto di ambientare a Stockwell, cittadina alla periferia della “bella Londra” il suo racconto? E perché proprio nel primo dopoguerra, in particolare nel Natale 1923?
Ho ambientato questa storia proprio lì vicino, perché io amo Londra, ho scelto di ambientare il racconto proprio nel primo dopoguerra, in particolare a Natale del 1923 per vari motivi: il motivo per cui l’anno è proprio il 1923, è perché io sono nato settant’anni dopo, nel 1993, e proprio due settimane dopo Natale, e quindi è già qualcosa di Fantastico che mi rispecchia; nel dopoguerra perché dopo una catastrofe mondiale avrei voluto un qualcosa di bello, quindi la Speranza; a Natale, perché è un giorno magico, quindi da qui la Magia, dando così una Speranza che, spero dia al lettore un motivo in più per leggere ed entrare nel fantastico mondo dei Duggioli.
Da qui: Magia, Sogni, Speranze.
Ci parli in particolare di quelle strane creature che popolano il racconto: i Duggioli. Perché si chiamano così?
Come ho già detto, i Duggioli, sono frutto di un mio sogno, il nome nacque in seguito, il giorno seguente. Ho scelto di chiamarli così, perché ricordano un po’ la parola “cuccioli”, essendo piccoli e dolci; subito dopo: Dùggioli, pronunciati proprio come la parola cuccioli, con l’accento sulla “u”.
Perché ha scelto di scrivere racconti, in particolare racconti per ragazzi e favole?
Sempre per il solito motivo ho scelto di scrivere racconti e favole per ragazzi, perché innanzitutto è il mio genere, mi piace molto anche leggere questo genere; poi per dar motivo di leggere a dei giovani ragazzi che, essendo “impegnati” alla vita di oggi, escludono la lettura. Amo i libri fantasy, perché solitamente i protagonisti affrontano il male più terribile, ma alla fine il bene trionfa sempre. Riescono a far sognare ad occhi aperti.
Lei scrive anche poesie. Ce ne può parlare? Quando ha iniziato?
Ho iniziato a scrivere anche poesie, proprio quando mi sono fidanzato, perché trovo l’ispirazione nella mia metà, ciò che ho dentro si trasforma in poesia. Non scrivo poesie da chissà quanto tempo, ma posso dire che scriverle, è una bella sensazione.
Cosa l’ha spinta a pubblicare il suo libro? Qual è stata la sua esperienza per pubblicare il suo libro, dall’invio della prima bozza fino alla pubblicazione? Si era già rivolto ad altre case editrici?
Ciò che mi ha spinto a pubblicare il mio racconto, fu proprio un libro, leggendone alcuni mi accorsi che anch’io ero capace di inventare delle storie e quindi di pubblicare dei libri. Ho fatto varie ricerche su case editrici, ma quasi tutte non accettavano scrittori alle “prime armi”, quindi poi, poco dopo, all’incirca cinque mesi, contattai lei, Sig. Marcuccio, che si dedicò in tutto e per tutto al mio racconto, aiutandomi anche a “crescere” in questo settore.
La ringrazio per la preferenza, è sempre per me un piacere, avendone la possibilità, aiutare gli scrittori alle “prime armi”.
Quali sono i suoi scrittori preferiti, ce n’è uno in particolare?
Il mio scrittore preferito, anzi, la mia scrittrice preferita, è Joanne Rowling, meglio conosciuta come “J.K. Rowling”, scrittrice della famosissima saga di “Harry Potter”, nonché scrittrice anche lei, di racconti fantasy.
C’è una poesia preferita?
Veramente ce ne sarebbe una in particolare: San Martino, di Giosuè Carducci.
Quali sono i suoi libri preferiti, c’è un libro del cuore?
Sì, c’è sempre un libro del cuore, il mio è appunto quello menzionato in questa intervista: Desiderio di un Sogno. Non c’è niente di più bello dei propri “figli”. Ma a parte il mio libro, mi piace molto il libro del famosissimo J. M. Barrie, scrittore del romanzo, Peter Pan.
C’è un genere di libri che non leggerebbe mai? Perché?
Personalmente, non leggerei mai dei libri erotici, non mi trasmettono nessuna emozione.
Nella sua vita le è mai capitato qualcosa che ha rischiato di allontanarla dalla scrittura o, che l’ha allontanato per un periodo da essa?
L’unica cosa che mi tiene lontano dalla scrittura, è quando mi manca tempo per dedicarmi alla scrittura.
Ama la sua terra, la sua regione o vorrebbe vivere altrove?
Sì, e no. Amo la mia terra, è qui che sono nato, ma accadono sempre tante cose brutte, vorrei tanto cambiassero le cose.
Cosa pensa della prosa poetica, è presente nei suoi racconti?
Penso che la prosa sia un mondo molto diverso ma allo stesso tempo vicino alla poesia, tant’è vero che le due si uniscono fino a formare la prosa poetica, un nuovo mondo.
Ha un sogno nel cassetto?
Il mio sogno nel cassetto è appunto diventare uno scrittore abbastanza conosciuto, popolare specialmente tra i giovani.
Cosa pensa dell’attuale panorama editoriale italiano?
Non posso giudicare perché non sono un editore. Credo che le case editrici italiane stiano affrontando un momento veramente difficile. La loro è una guerra contro la politica dell’anti-cultura. Di certo, se ci fossero più lettori, sarebbe tutto diverso. Se andiamo all’origine del problema, arriviamo nelle famiglie e nelle scuole, i due luoghi in cui bisognerebbe far riscoprire ai bambini e ai ragazzi l’importanza della lettura.
Cosa pensa dell’attuale panorama culturale italiano?
Oggi la situazione è un po’ triste, non è vasto come anni fa il numero di lettori, penso che si dovrebbe incentivare un po’ di più la lettura, anziché la “spazzatura”.
Qual è il suo rapporto con la letteratura, in particolare con la letteratura per ragazzi?
Il mio rapporto con la letteratura per ragazzi è di pura dedizione, molto in particolare con il genere fantasy.
Che ne pensa della lettura digitale in e-book? Pensa sia importante la scelta del mezzo di lettura (cartaceo o digitale) o è indifferente?
Sì, penso che questa trovata della lettura digitale sia ottima, perché oggi la gioventù è pervasa dalla tecnologia: computer, telefonini di ultima generazione, tablet, ecc. trascurando la lettura in forma cartacea.
Cosa pensa dei premi letterari, pensa siano importanti e necessari per un autore?
Penso che i premi letterari siano importanti e necessari per un autore, per dare così, anche il meglio di sé.
Quanto è importante per lei il confronto con gli altri autori?
Il confronto tra autori penso sia una sorta di continua “sfida” e “rivalità”, che spinge gli autori a fare di tutto per far meglio degli altri, quindi penso sia molto importante.
Cosa pensa delle scuole di scrittura?
Penso che le scuole di scrittura siano una mano santa per degli autori che, come me esordienti, non hanno potuto continuare gli studi per motivi “x”; molto utili per dar loro modo di poter approfondire gli studi. Le scuole di scrittura sono molto importanti.
E qual è la sua opinione riguardo alla scrittura su commissione?
La mia opinione riguardo alla scrittura su commissione, beh, ognuno può liberamente decidere se scrivere di testa sua, quando e come vuole, oppure quando gli viene richiesta qualcosa da scrivere su un determinato argomento.
Vuole anticiparci qualcosa? Cosa sta scrivendo?
Anticipo soltanto che si tratterà di un altro fantasy, molto diverso, che spero piacerà molto. Questa volta ambienterò il mio secondo racconto in Francia, il paese dell’amore… più di questo non posso dire, poi chissà, se Desiderio di un Sogno verrà apprezzato, magari ci sarà un secondo volume.
Lei è anche un disegnatore (sue sono le illustrazioni di Desiderio di un Sogno), pittore e paroliere. Ci parli di queste sue altre attività artistiche.
Sì, disegnare è la mia prima attività artistica, tutto cominciò proprio alla scuola materna, imparai a tre anni, creavo ambienti, personaggi e altro dalla mia immaginazione e poi ero in grado di disegnare prendendo come spunto delle cose guardando per esempio un paesaggio o tantissime altre cose. Un giorno, grazie ad un disegno fatto all’asilo all’età di soli quattro anni, fui portato dalla buon’anima della mia maestra “Mimma” in tutte le classi della scuola in sua presenza per far guardare a tutti, alunni e maestre, il mio disegno, e provai tanto disagio perché ero molto timido. Da quel giorno fui l’idolo per tutti i miei compagni e delle mie maestre, citandone una “la Mia Maestra Ada”, maestra dalla “M” maiuscola. I miei compagni volevano suggerimenti, volevano che io gli facessi ogni tipo di disegno, delle lettere. Le lettere, adesso spiego cos’è per me essere paroliere: quasi ogni giorno, amici o altre persone mi chiedono, tutt’oggi, di scrivere per loro delle lettere, delle frasi e anche dei disegni, ritratti dove desiderano raffigurare un nipote, un nonno, una mamma, un papà, ecc. Delle immagini significative, che colpissero la persona alla quale vogliono regalare il mio disegno o le mie frasi. Piace molto sempre ai soliti amici e ad altre care persone la mia calligrafia e piace molto anche a me, e piaceva tanto anche alle mie maestre e ai miei professori, infatti, a scuola venivo sempre chiamato per realizzare qualunque tipo di lavoro che richiamasse il disegno o la scrittura, o le parole.
Grazie tante per la sua disponibilità e tanti auguri per future pubblicazioni!
Grazie a Voi per l’opportunità e sempre un immenso grazie a lei, Sig. Marcuccio, e a tutta Vetrina delle Emozioni.
A cura di Emanuele Marcuccio